Il Binge eating disorder (BED) ha alcune caratteristiche in comune con l’obesità sul piano della complessità che determina il comportamento alimentare e sembra che circa il 30% dei pazienti obesi che richiedono un trattamento abbiano in realtà un Disturbo d’alimentazione incontrollata che comunque si distingue per diversi aspetti dall’obesità.
Chi soffre di BED sperimenta episodi ricorrenti di abbuffate, durante i quali si verifica una sensazione di perdita di controllo su cosa e quanto si sta mangiando, accompagnata dall’incapacità di interrompere il comportamento. Questi episodi sono spesso innescati da uno stato di malessere emotivo talmente intenso che l’abbuffata sembra essere l’unica soluzione immediata per alleviare il disagio. Tuttavia, questa soluzione temporanea non solo non risolve il problema, ma lo aggrava. Dopo l’abbuffata, infatti, la persona si trova a dover affrontare un intenso malessere psicologico, caratterizzato da sentimenti di colpa, vergogna e inadeguatezza, che possono essere ancora più forti rispetto al disagio iniziale.
Questi sentimenti negativi sono spesso così opprimenti che chi soffre di BED tende a nascondere i propri comportamenti alimentari agli altri, scegliendo momenti in cui può agire senza essere osservato da amici o familiari. Questo comportamento di isolamento non fa che peggiorare la situazione, alimentando un circolo vizioso di solitudine e alienazione sociale. La necessità di nascondere le abbuffate rafforza il senso di vergogna e l’impressione di essere intrappolati in un comportamento incontrollabile, aggravando ulteriormente il disagio psicologico e contribuendo alla cronicizzazione del disturbo.
Il BED rappresenta pertanto una condizione complessa che richiede un approccio terapeutico mirato che affronti gli aspetti psicologici ed emotivi che sostengono il comportamento disfunzionale. Ciò è indispensabile per comprendere e trattare il malessere sottostante e interrompere il ciclo delle abbuffate promuovendo una migliore qualità della vita in chi ne soffre.