Gli attacchi di panico possono essere definiti come un’esperienza di improvvisa ed intensa paura il cui innesco non sempre appare comprensibile a chi la vive. In alcuni casi vengono vissuti come una rapida escalation dell’ansia, un’ansia normalmente presente cui la persona fa fronte attraverso varie strategie e meccanismi di fronteggiamento e che ad un certo punto appare non più controllabile.

Gli AP si manifestano attraverso un complesso intreccio tra sintomi somatici, cognitivi ed emozionali. Benché tendiamo ad usare lo stesso nome per definire la costellazione di sintomi che li identifica, ogni AP può avere sue proprie caratteristiche. Tra i sintomi somatici possiamo trovare sudorazione improvvisa, tremore, tachicardia e palpitazioni, sensazione di soffocamento, oppressione al petto e in alcuni casi dolore, nausea, vertigini, vampate di calore etc. Tra le emozioni in genere vengono identificate più facilmente, la paura di morire o la paura di impazzire, ma l’intreccio di emozioni e sentimenti che li accompagna è ben più complesso e articolato. Sintomi somatici ed emozioni si intrecciano  con pensieri specifici da cui vengono a loro volta alimentati.

Chiunque abbia sperimentato un attacco di panico lo descrive come un’esperienza terribile, a volte “traumatica” che spesso, anche in assenza di ulteriori AP, lascia rapidamente il passo a quella “paura della paura” di sviluppare un nuovo attacco che porta la persona ad evitare qualunque cosa venga percepita, a torto o a ragione, più o meno connessa con l’esperienza.

Se tutti sappiamo o immaginiamo che gli attacchi di panico rappresentano un’esperienza drammatica, non tutti sanno che averli sperimentati o aver vissuto l’intensa paura di risperimentarli, non implica la necessità di conviverci tutta la vita.

Degli AP ci si può sbarazzare o si può imparare a gestirli in maniera efficace.